Partiamo pure dal chiederci - come fanno tanti e da parecchio - se i contenuti tutti uguali, generati con l’AI vengano penalizzati da Google e se dunque sia rischioso utilizzare queste tecnologie per la redazione e più in generale per le gestione del piano editoriale.
Per rispondere prendo in prestito un’osservazione di cui lessi qualche mese fa su Linkedin, credo in un post dell’avvocato Atonino Polimeni, che prendendo in esame i contenuti editoriali presenti nei blog su internet, considerava che erano tutti uguali prima dell’introduzione delle AI generative e sono lo stesso tutti uguali adesso, solo che adesso sono scritti bene.
In sostanza e al di là delle battute, non avrebbe granché senso preoccuparsi del fatto che Google punisca i contenuti generati con AI in quanto tutti uguali, perché appunto ERANO TUTTI UGUALI anche prima… e in effetti sono anche d’accordo con Antonino sul fatto che oggi sono scritti meglio.
Ma se queste osservazioni, oltre che far sorridere, sono anche vere, allora varrebbe la pena chiedersi se i contenuti tutti uguali nell’era pre-AI venissero penalizzati proprio in quanto tutti uguali.
E la risposta è no. Nemmeno per idea. Quando Google trovava 10 blog con contenuto identico o comunque molto simile, premiava quelli con maggiore trust e/o quelli con le performance migliori. C’erano oscillazioni sul ranking, ma nessuno veniva “penalizzato” per un contenuto troppo simile agli altri. Questo succedeva prima e… anche adesso, uguale.
Esistono ancora le penalizzazioni?
In realtà i siti web non vengono praticamente più penalizzati in senso classico da anni. Si trovano semmai a sperimentare drop di visibilità (anche pesanti) a causa di una disattenzione tecnica o per un cambiamento nelle logiche di attribuzione di ranking - leggi Google update - o ancora per un deficit di risorse server, ma non capita più che un sito venga punito per una condotta scorretta, come l’aver acquistato backlink con intento manipolativo o l’aver messo online contenuti non pertinenti, sovra-ottimizzati o appunto copiati. Queste condotte, un tempo suscettibili di “azioni manuali”, oggi vengono sostanzialmente ignorate, come dire che in questo momento Google premia chi fa molto bene, più che punire chi porta avanti certe furberie che per lo più vengono proprio ignorate.
Però non è questo il punto
Ora, avendo chiaro quanto detto fin qui, vuoi vedere che Google non penalizza più i siti web come prima, perché non ce n’è più bisogno?
Provo a spiegarmi meglio: con l’interesse degli utenti che ormai da tempo risponde a logiche di intrattenimento più che di consultazione, con le chat AI che rispondono prima e meglio alla maggior parte delle query informazionali, con un messy middle che fa impallidire qualunque esperto di funnel marketing, con le tendiniti all’ordine del giorno per via dello scrolling compulsivo su TikTok, vuoi vedere che per Google non è più importante come prima fare il contropelo ai siti web per determinare se qualcuno ha fatto il furbo?
Non sarà per caso che con tutti i cambiamenti a cui ho appena accennato, gli utenti saranno mediamente meno interessati di prima a leggere i tuoi testi nei blog?
Con questo non voglio dire che il blogging è morto, ci mancherebbe, ma domande del tipo:
Visto che l'AI viene utilizzata da molti, non c'è il pericolo che tutti i contenuti creati siano uguali tra loro?
o ancora
È possibile creare contenuti di qualità con l’IA senza incorrere in penalizzazioni da parte di Google?
ascoltate l’altra sera a Milano, nel corso del Meetup di Sistrix, mi fanno temere che tante persone stiano perdendo di vista il nocciolo della questione.
Insomma, non sarà che confondete ancora il contenuto con il testo? Perché eventualmente mi toccherà ricordarvi che in questo momento il “contenuto” è anche un artefatto creato usando Claude.ai, condiviso con gli utenti a mezzo newsletter.
Insomma, fare SEO oggi significa uscire dalle logiche del testo… e anche da quelle del ranking sui motori di ricerca basati sul concetto di indice.
Di questo parliamo.
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