Ho provato a sostituire il consulente SEO con ChtGPT. Ecco cosa è successo.
Un piccolo test e alcune considerazioni sui motivi per cui resta molto rischioso far curare la SEO del tuo sito web all'intelligenza artificiale. Stavolta ho rischiato grosso!
Non è certo una novità che ogni tanto qualcuno si affacci sui social per recitare il de profundis della SEO. Di certo negli ultimi tempi, con l’esplosione delle tecnologie basate sull’intelligenza artificiale generativa, iniziano a girare idee abbastanza confuse e preoccupate, sul fatto che non ci salveremo da quest’onda lunga dello sviluppo tecnologico. Ultimamente ho anche postato sul fatto che a sopravvivere saranno quei professionisti capaci di prendere decisioni importanti, mentre tutti quei professionisti che organizzano e consegnano informazioni verranno inesorabilmente sostituiti da chatGPT e similari.
A questa riflessione vorrei aggiungere altre considerazioni che partono da un mio stesso post di qualche tempo fa, lanciato nel gruppo dei Fatti di SEO:
La SEO non è morta, ma se rendessimo chatgpt admin del gruppo, risponderebbe alla maggior parte delle vostre domande meglio di come farebbe un bravo SEO.
Molti hanno letto questo post come l’ennesima dichiarazione di resa nei confronti di un nemico troppo difficile da battere, ma a leggere bene intendevo tutto l’opposto.
Per la massima chiarezza, è vero che se chatGPT fosse admin del gruppo potrebbe rispondere alle domande sulla SEO anche meglio meglio di un professionista, ma un conto è rispondere a domande sulla SEO, cosa diversa è fare consulenza SEO su un progetto web. La differenza è quella che passa tra rispondere a domande generali - cosa in cui le AI sono bravissime e prendere decisioni a ragion veduta del segmento di mercato, del periodo dell’anno, del tipo di sito, del CMS, delle risorse lato server, del numero di pagine, del loro aspetto, delle performance e delle altre mille variabili che stanno dietro a decisioni anche piccole come aggiungere o rimuovere una direttiva di blocco dal file Robots.txt.
Un’AI può dirti che generalmente quella direttiva Disallow può essere utile per certi tipi di siti e può avere meno senso per altri, ma per quanto riesca a fare queste distinzioni, non potrà mai avere lo stesso livello di profondità di un consulente in carne ed ossa che magari segue 50 progetti l’anno e sa dirti perfino in che periodo Google prende più di frequente a indicizzare le pagine (pur) bloccate da Robots.txt.
Per la cronaca, tra novembre e dicembre. Non chiedere perché.
Non tutto ciò che conta è scritto da qualche parte
La differenza è che appunto le AI generative conoscono meglio di me ciò che è scritto sulle guide di Google e nei migliori - e anche nei peggiori - SEO blog sparsi nel pianeta, ma un bravo consulente conosce anche quello che NON è scritto da nessuna parte, perché nessuno pensa sistematicamente a riportare TUTTO, né sarebbe possibile farlo. La distanza che c’è tra un’AI ben addestrata e un professionista in carne ed ossa è tutta nella possibilità che ha quest’ultimo di far entrare in campo e integrare nelle valutazioni la propria esperienza diretta di ciò che si verifica ogni giorno, applicando ciò che trova nelle guide e nei testi SEO al singolo caso.
Significa a grandi linee che il consulente è un tizio che ne ha viste abbastanza da poterti dire che la regola è quella, ma che nel tuo caso non ha senso applicarla, oppure ha senso, ma solo a certe condizioni che lui conosce, essendosi già trovato a gestire quel tipo di situazione più volte… e avendo portato a casa il risultato.
In ultima istanza, la differenza tra un LLM e un SEO è che il primo ti dice le cose giuste, mentre il secondo ti dice le cose che ti servono concretamente a migliorare. Certo, questo ragionamento cade nella misura in cui il consulente SEO di turno sia uno “scappato di casa” e in vista di questa evenienza ti suggerisco effettivamente di affidarti a ChatGPT, ma quello sulla qualità dei consulenti è un altro discorso che andrebbe affrontato a parte, perché è davvero complesso.
E veniamo al test.
Ho effettivamente fatto lavorare ChatGPT al posto mio, creando una versione con risposte generate dall’AI di un audit tecnica parallela a quella che ho redatto io stesso per l’ultimo progetto che ho curato. Ci ho messo comunque un sacco di tempo, perché ho dovuto in ogni caso raccogliere tutti i dati seguendo la mia griglia di base, ma confido che in futuro si potrà automatizzare tutto con gli operatori.
Semplicemente una volta raccolti i dati e avendo chiesto a ChatGPT di commentarli, ma anche di rispondere a domande precise, ho tirato fuori un documento pieno zeppo di informazioni condivisibili, che però rispetto al mio documento audit era una roba da quinta elementare, nel senso che sembrava sviluppato da un SEO con skills molto (molto) basic, per non dire dal vincitore del premio GAC 2025. :-)
Per inciso, gli ho anche posto domande che probabilmente nemmeno sarebbero venute in mente al vincitore del premio di cui sopra.
In definitiva oggi mi sento un po’ più tranquillo rispetto al futuro del mestiere di chi fa analisi SEO, perché credo, con questo test, di aver colto un valore umano difficilmente replicabile. L’ho colto nello sguardo, nella curiosità, nel vissuto, ma anche nello stress, nei fallimenti e nell’attenzione che solo una persona può mettere nelle cose.
Le macchine possono sbagliare, proprio come le persone.
Solo che a differenza delle macchine, le persone possono avere paura di sbagliare.
Cambia tanto le cose.
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